Giovedì, 1° luglio 1943
S: Mi inganno spesso nella mia opinione su altri. Questo è brutto per me. Dò credito alle persone per qualità che non possiedono; lo vedo solo più tardi quando le conosco meglio. Non so come riconoscere l'ipocrisia e la vedo sempre troppo tardi. Mi piacerebbe avere un mezzo per giudicare le persone e riconoscere chi può essermi utile e chi inutile.
Gurdjieff: Tu non puoi, devi prima preparare te stesso a vedere la realtà. Nel frattempo, recita esteriormente una parte. Interiormente, riconosci la tua non-entità (non entityness). Tu non sai niente. Se hai l'abitudine di fare le cose in un certo modo, falle in questo modo. Dì “Buongiorno" come dici sempre buongiorno. Ma allo stesso tempo lavora per rimanere nel lavoro che stiamo facendo qui e poi sarai capace di riconoscere le persone. Per ora, ognuno è come te: niente, zero. Non importa se è un operaio, o un senatore, egli è una merde come te. Lavora per non essere una non-entità; lavora, così che sia tra un giorno, un mese o un anno tu non sartai una non-entità. Fai tutto esattamente come sei abituato a farlo. Ma devi recitare una parte, senza partecipazione, senza identificarti interiormente: e ricorda che il tuo valore è - zero. Lavora, lavora e ancora lavora, al fine di cambiare quella nullità in qualcosa di definito.
L'educazione fa una maschera. Quando guardi la gente, tu credi a questa maschera. Dopo un po' la maschera cade e tu vedi che sono la stessa merde che sei tu. Non importa chi tu stia guardando, egli rappresenta una maschera. Se lo osservi a lungo, con imparzialità e attenzione, vedi che non è sempre capace di tenersi la maschera; nello stesso istante, la merde verrà mostrata attraverso, è la stessa che è in te. Egli è niente, come tu sei niente, fosse anche un colonnello, senatore o milionario. E' solo le combinazioni di vita che ci sono qui (?). Ma egli stesso rappresenta soltanto una nullità.
Non è nulla soltanto chi ha compreso la propria nullità e ha lavorato su di sè per cambiarlo. Quell'uomo è un'altra qualità di merde: con "rose". E' ancora merde ma non ha lo stesso odore.
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Lavoro, metti ogni cosa a confronto con esso, e stai certo che tutti quelli che non lavorano sono nullità come te. Tu non sei nulla, ma anche lui non è nulla. Egli è un generale, un colonnello, queste sono cose esteriori: non valgono (costano) nulla.
Nella vita, ogni cosa è accidentale - occupazione, posizione, tutti gli obblighi; che uno sia il sindaco o il poliziotto all'angolo. E' la vita che crea queste anormalità. Interiormente, ogni cosa è sempre la stessa cosa. Le cose esteriori non cambiano le cose interiori. Solo il lavoro cosciente è capace di cambiare l'interiorità - lavoro cosciente e sofferenza volontaria.
Sim: Ho notato per un lungo periodo che molto spesso, e riguardo faccende molto diverse tra loro, una voce interiore mi ha detto quel che dovevo fare. Io la percepivo, ho sentito quel che diceva, ma senza eseguire quello che mi diceva. Ho agito diversamente e poi ho visto che la voce ha sempre ragione. Mi piacerebbe sapere se non devo prestarle attenzione o al contrario darle più retta.
Gurdjieff: Non fare nulla di tutto questo. Compra un quadernetto, fai una registrazione. Scrivi ma non fare niente. Quella voce è il tuo istinto; qualche volta l'istinto può apparire attraverso la coscienza, ma è raro. Forse essa proverà che tu hai un vero istinto. Guarda se le registrazioni lo dimostreranno. Ora forse troveremo un esercizio. Ma non fare niente prima.
Sim: Ma per scriverlo, devo farlo al momento (rendermi conto).
Gurdjieff: Fai una nota, parlerò dopo. Forse è suggestionabilità, fantasia, idiozia. In base al risultato io dirò matematicamente che cos'è. Qualche volta l'istinto è una cosa molto indipendente. Ma come sia per te, non lo so. Parlerò dopo. Prima di quello, continua come stai facendo, prima di quando non noti niente (Before that, continue as you are doing, before you noticed anithing.).
Sim: Sarebbe meglio dopo se io ho eseguito quello che essa mi dice.
Gurdjieff: Vedremo. Tu la pensi così, ma forse è il contrario. Forse è psicopatica. Io non voglio credere a niente tranne che a i fatti dati dalle registrazioni. (Statistica). Tu parli soggettivamente. L'oggettivo non lo conosco.
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Lu: Io provo a mantenere il sentimento di non-entità e sofferenza volontaria quanto più spesso possibile. Ma noto che dà un paralisi lunga tanto quanto l'azione implicata. Mostra la futilità di tutte le azioni e occupazioni. Se, prima, dovevo fare uno sforzo per fare una data cosa, oggi mi devo anche portare il collare di ferro di questa non-entità. Lo sforzo è raddoppiato. Cosa dovrei fare perché questo sentimento di nullità non mi paralizzi, non interferisca con la vita esteriore?
Gurdjieff: Fai quello che ti ho già detto. Uno deve lavorare solo la terza parte del proprio stato di veglia. Stabilisci un tempo speciale per il lavoro. Non mischiare le cose: stabilisci un tempo: domani tra le dieci e le undici, vita ordinaria. Le altre idee, il lavoro, mandale al diavolo.
Lu: Non si è mai liberi di mandare via il sentimento della propria nullità?
Gurdjieff: Metti da parte il tuo nuovo stato. E fai quello che ti ho detto prima, quando non avevi cominciato il lavoro. Non si devono mai mischiare le faccende. Per adesso non usare ancora i risultati del lavoro interiore per il lavoro esteriore. Non ancora. Tu sei a scuola, come un bambino. Non è per la vita, non per guadagnare soldi. Tu vorresti sapere un grande segreto che non useresti. Quello è una cosa, la vita un'altra cosa. Mercoledì, venerdì, domenica, fai quel che ti piace, manda al diavolo tutti gli altri pensieri; se li mischi, uno ostacolerà l'altro.
Lu: Il sentimento di nullità, non chiamato, che viene da sé, è davvero automatico e quindi distruttivo?
Gurdjieff: Nel tempo accantonato per il lavoro, fai un commento più vivace. Il resto del tempo, al diavolo. E' psicopatia.
Gurdjieff a An: Non ho mai sentito il suono della tua voce. Io conosco la tua voce nella vita, ma non nel nostro circolo. Puoi dirmi qualcosa?
An: Non ho lavorato ancora abbastanza per fare una domanda.
Gurdjieff: Come lo sai?
An: Perché non oso.
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Gurdjieff: Prima avevi una domanda.
An: Non oggi.
Gurdjieff: Bene, prima, ieri.
(Mme. de Slzman dice a Gurdjieff la domanda che aveva posto An)
Gurdjieff: Chi lavora diventa un attore, un vero attore nella vita. Essere un attore è recitare una parte. La vita è il teatro dove ogni uomo recita una parte. Ogni giorno essi la cambiano. Oggi una parte, domani un'altra parte. Solo che lui è un buon attore che è capace di ricordare sé stesso e recitare consciamente la sua parte, non importa quale possa essere.
An: Ma come si può conoscere la parte che si deve recitare?
Gurdjieff: Tu parli con Boussik - tu sai chi è lei, come uno dovrebbe essere con lei, cosa le piace. Bene, poi fallo. Interiormente lei è nulla per me, è una merde per me. Le piace la gente che le fa il baciamano; io glielo faccio perché le piace. Sono gentile con lei. Interiormente voglio insultarla, ma non lo faccio. Recito la mia parte. Così poi lei diventa (la) mia (schiava). Interiormente io non reagisco.
An: Non ho successo nell'essere buona con gli altri.
Gurdjieff: Forse non sei ancora libera.
An: Vorrei approfittare trarre profitto da ogni cosa, egoisticamente per me stessa.
Gurdjieff: Devi lavorare. Ammazza il cane in te. Tu reciti la tua parte solo teoricamente, ma ti dimentichi in fretta e torni alla tua nullità. Il tuo compito sarà di ricordare più a lungo.
Dr. Ab: Che c'è di buono nell'avere schiavi?
Gurdjieff: Per la vita; se tu non hai nessuno schiavo, sei schiavo di qualcuno.
Dr. Ab: Non si può semplicemente essere uguali?
Gurdjieff: Mai. Come è possibile? Tu hai quattro occhi e io due. Questa è già una differenza. Tuo padre amava tua mamma se si sdraiava a sinistra; mio padre amava mia mamma se si sdraiava a destra. Il risultato: io sono uno, tu un altro. Per me una legge, per te un'altra.
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Il benessere dell'uomo è che ognuno sia suo schiavo. Tu dici che il lavoro ti ha cambiato. Grazie al lavoro non sei più una merde; grazie al lavoro conscio e alla sofferenza volontaria. Obiettivamente te lo meriti.
Dr. Be: Per ora i nostri cani ci obbligano a usare gli altri per i nostri fini.
Gurdjieff: Lì hai buon terreno per essere-lavoro. Oggi sei un uomo ordinario; nel tuo lavoro prova ad essere un uomo superiore. Dopodiché, forse, sarai un uomo completo, un vero uomo. Per adesso, quando senti i tuoi cani, lotta contro di loro; questo conflitto ti è necessario, per diventare un vero uomo; è buon terreno per il lavoro. E ci sono ancora molti cani in te che sono invisibili.
Dr. Be: Ma uno dovrebbe arrendersi a usare i propri poteri sugli altri?
Gurdjieff: Oggi lo fai inconsciamente; prova a farlo consciamente. Allora sarà buono, sia per gli altri che per te. Non c'è altra giustizia.
Prima di quello, continua come stai facendo, prima di quando non noti niente (Before that, continue as you are doing, before you noticed anithing.).
RispondiEliminaPrima di quello continua come fai al solito, prima che tu possa notare qualcosa (anything).
Grazie per il contributo Obi One Kenoby, non appena avremo un po' di traduzioni le integrerò nel testo.
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